Come funzionano i badge magnetici

 

Che tecnologia utilizzano i badge e come funziona?

Il controllo accessi di un’azienda privata o di un ente pubblico nasce allo scopo di proteggersi dalle intrusioni, ma anche di monitorare e gestire il flusso di persone e mezzi autorizzati sia per l’accesso dall’esterno sia per lo spostamento nei vari settori interni.

Il sistema si basa su una rete di centraline che ricevono da un archivio centrale le informazioni relative ad anagrafiche utenti e regole di accesso. Le centraline, posizionate in corrispondenza dei varchi, tramite i lettori a esse collegati, acquisiscono dai badge i dati necessari all’identificazione e all’autorizzazione dei fruitori.

Badge a banda magnetica

I primi strumenti usati, introdotti nel 1966, furono i badge a banda magnetica. Essi prevedono che l’utente strisci la propria tessera sulla testina del lettore ai fini del riconoscimento e dell’ottenimento dell’autorizzazione all’accesso. Se è vero che oggi si tratta di una tecnologia disponibile a basso costo, essa presenta anche molti svantaggi, quali l’alto tasso di usura dei badge, derivante dalla frequenza di utilizzo, e lo scarso livello di sicurezza, dovuto alla facilità con cui le tessere possono essere replicate.

Badge di prossimità e tecnologia contactless

Queste criticità hanno incentivato lo sviluppo dei lettori e dei badge di prossimità (contactless) che permettono la lettura del titolo di accesso senza doverlo strisciare nel lettore, ma semplicemente avvicinandolo. I lettori di prossimità funzionano emettendo continuamente un piccolo campo elettromagnetico. Quando il badge entra all’interno di questo campo magnetico, il microcircuito elettronico contenuto nella scheda trasmette le proprie informazioni al lettore, che le cattura. Se i dati trasmessi sono associati a un utente abilitato, allora viene concesso il transito.

Tipologie di badge RFID

Sebbene utilizzino la stessa tecnologia RFID (Radio Frequency Identification), non tutte le tessere di prossimità funzionano allo stesso modo ed è importante conoscerne le differenze prima di scegliere quale adottare.

Badge a 125KHz

La prima tecnologia contactless sviluppata e utilizzata fin dagli anni ’80 è quella del badge o transponder a 125KHz. Quando questo entra nel campo di un lettore trasmette il proprio codice esattamente come il badge a banda magnetica. Il principale vantaggio è la bassa potenza richiesta dalla tessera per attivarsi, tanto che funziona con distanze di lettura fino a 10 cm, e inoltre garantisce un tempo di lettura molto basso. Tra gli svantaggi c’è però anche un basso livello di sicurezza, poiché il procedimento di lettura non è crittografato e la tessera risulta facilmente copiabile.

Badge MIFARE a 13,56MHz

Per ovviare a questo problema negli anni ’90 fu introdotto il badge e transponder MIFARE a 13,56MHz che rende possibile una comunicazione bidirezionale tra lettore e badge/transponder, e introduce la criptazione delle informazioni.

Che differenza c'è tra RFID e NFC?

L’RFID (Radio Frequency Identification) usa le onde radio tra una base che dialoga con un computer e un tag. La base chiede “Chi sei?”. E il tag risponde con una serie d’informazioni che la base interpreta. L’RFID si declina a sua volta in tante tipologie, e comunque tutto gira intorno allo stesso principio: scambio d’informazioni, tracciabilità e identificazione.

RFID è la tecnologia base, il genitore di tanti sistemi, tecnologie, frequenze simili come funzione, ma molto diverse per applicazione, portata e velocità. Per le distanze maggiori una delle applicazioni più conosciute è ad esempio il Telepass, o strumenti simili per il pagamento dei pedaggi: grande distanza tra apparecchi, e nessun bisogno di fermarsi.

Cos'è l'NFC?

Quanto a NFC (Near Field Communication), si tratta di una sotto tecnologia dell’RFID, ma parliamo sempre di onde radio scambiate fra due dispositivi, o fra un dispositivo e un tag. Tuttavia, opera a distanze estremamente ridotte, generalmente sotto i 4 centimetri, e può anche richiedere il contatto fisico fra lettore e tag. Questa stretta prossimità è ciò che distingue l’NFC da altre forme di RFID: ha a che vedere con la ridotta potenza del segnale e con la sicurezza, per esempio per ostacolare la clonazione di una carta o il furto di dati.

Si usa per pagamenti senza contanti (pensiamo agli smartphone o ai bancomat che comunicano con un terminale POS per un acquisto o alle tessere del trasporto pubblico); per trasferimento di file fra dispositivi e lettura di documenti (passaporti o carte d’identità elettroniche); per il controllo degli accessi (accedere a una stanza d’albergo o sbloccare i cassetti di un carrello ospedaliero).


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Pubblicato in: SOLUZIONI, Stampanti Tessere